‘MUSA FITTA NELL’AZZURRO’
(1982-1998)
I
gli ori i verdi i rossi i bianchi i neri
la pianura slarga dietro la coda dei binari
dal colle al mare non si vede la fine
sentieri bianchi rettangoli verdi e gialli e
le case crepate di me bambino
le corse la caccia ai nidi i pianti
sassi neri fra le rotaie immobili
e ora corro a sud fra la nebbiolina a fumo-azzurro
la pianura distesa fra le querce e i canali
i fiumi e il mare i sassi e i roseti
il treno porta fra le acque del labirinto
come la corsa di un globulo nelle vene
e vedo la collina venire in-contro
di qua i solchi che dividono l’occhio dal vetro
in un viaggio senza fine arrotolati – ma dove? –
ma dove ogni cosa resta al suo posto
e scendo nei calanchi spinto dal vento
scivolando in discese dove la pianura
si chiude a imbuto e il sole taglia gli occhi
finisce il cielo dopo il Marecchia
e si riapre come Foglia subito dopo
verso Pesaro ai colori del sol levante
che a Urbino ingraziò il Raffaello
restano occhi gialli di sole
dentro i ghiacciai del cuore
si sono dispersi anche i rimpianti
nacqui al sole della falce e della pietra
per tre volte il sole ho chiamato –
in riva al mare imparai l’arte del disinnesco
quando allora le granate sorgevano dalla sabbia
e le conchiglie scivolavano fra fazzoletti
di carta fionde e temperini – solo al sole -
ora ho voglia di piangere sulla terra secca dei miei occhi
sulla sabbia un segno dov’è stato il corpo
e ripenso alla riga del tuo volto invisibile
il foro della bocca che cala giù e non si vede il fondo
Non te lo ricordi più il rifugio scavato in cantina
per ripararci dalle schegge – squarcio improvviso del tempo –
ho qui dentro di me il bengala nel buio
ora che all’ombra di Palazzo Ducale dilunghiamo il chiacchierio
dicendo la piega antica di un sogno cinquecentesco
mentre un guizzo agli occhi ti porta la memoria sul treno
o al suono di un’aria di cavalieri e di dame
in una partita a scacchi ho colto il segno perdente
riandando la vita sulla pietra colorata dall’acqua del mare
mentre a grandi passi i piedi ribattono la battigia
II
cammino a moscacieca lungo le sponde del tunnel
qui la farfalla sventola ali agli intrecci degli angoli
s’incunea il rettile nei labirinti del sottosuolo
resta inesplorato il fondo che non coglie il sole
e non penetra l’arsura nei gangli del desiderio
il muro si fa spesso al balenio dell’accidia e
dell’invidia
lo scandire del cuculo non toglie nulla alla civetta
ciò che trasforma è dentro la polvere e tu – musa –
cerchi sui campi del mare ciò che non è.
Il corpo non penetra la zolla che ci costruisce
e allora la luce traspare azzurra e sparisce
il crinale diventa piano – roccia si sfalda –
né la scheggia sfugge a ripetute blandizie.
La pagliuzza bianca del pensiero è rimasta
dentro la terra nelle tasche della giacca
sotto le radici del leccio nel concavo della zolla
l’unghia incagliata nel fossile dei millenni si
disperde
e fra le ossa e la fila dei denti
anche l’odore della salsedine è volato via
dove corrono solo i ragni
al delta mi fermo accarezzando i detriti limacciosi
la mano slargando sul fondo ovale della pancia
e sulla sponda arcuata mi rigiro fra le tue cosce
vedo la gola gonfiarsi nell’acqua che sgorga alla foce
e il respiro alto della sera nasconde l’involucro dei
corpi
vado in barca liscio
come se tutto il tuo corpo nuotasse sotto la chiglia
III
camminavo sulle pietre colorate della spiaggia
il lucore dell’arcobaleno dove abbagli l’occhio
cercavo le dune dove la sabbia si trasforma
e lo specchio del mare si fa intorno ventre
ventriloquo
scoprendo il corpo nel granello che dondola sulla
foglia di gramigna
baciarti è entrare nella vastità della notte
edulcorati i silenzi piano l’agire del sangue
sento la frescura delle corse nelle sere di me
bambino
sotto i filari agli angoli gli olmi le siepi e la riva
del fiume
e ora vado per le strade lunghe – lunghe come
fiumi -
°
il vento entra
dentro la gonna
gonfiando la pelle
fra le cosce
i petali volano via
(1981)
°
corpo poesia
un sassolino rotolante sul greto
levigato da acque propizie
corpo pietra preziosa
conchiglia margherita fior di croco
(1981)
°
DO RE SI LVIA
LI
SCIA AL MURO
XELLE IA CIAPI
MATITA ROSSA
CARBONE NERO
SBIRCIAN CREPE SULLA TERRA SECCA
LI FAREM FORA A ROM
BOYS IN PUNK
LOVE IS THE LAST LIGHT SPOKEN.
(L’amore è l’ultima luce parlata)
da: cerimonia dopo un bombardamento di Dylan Thomas
(primavera 1982)
°
la voce m’avvolge tutto
(¼¼)
come vento stringe case alberi nuvole
i garofani delle certose
i corpi
brezza marina accarezza i volti
gli occhi la bocca i baci delle onde
in treno a ogni stazione
tonfo rimorde
più lontana
“musa fitta nell’azzurro”
così è nuova la voce
salpo contento al tempo che morde
(26/12/81)
°
una gialla
una rossa
una gialla
una rossa
una gialla
una rosa
una già¼
mi basta
una
è
una
la
rosa
(29/5/82)
°°
dalla cresta del castagneto
vedo il mare macchia di terra blu
e come golena di calura
qui la ginestra attrae
per l’ondeggiare solitario
in un mare di scogli
cresce gramigna e fior di croco
(¼¼)
come sai
l’accavallarsi di crode
è simile a frequenza di cavalloni
(15/7/82)
°°°
camminando sul dorso del tuo corpo
sassi e farfalle lambiscono fossati
e io a ricordarmi della frastagliata infanzia
il bosco cede alla foresta
e siamo vicini alla trappola dei topi
se il vento è nebbia di veleno
se le parole hanno il senso
che non vogliamo
(15/7/82)
°
pace nella calura
soltanto i fringuelli cantano
il vento si ferma ai pioppeti
un girasole secco in cima al fianco
dalla cima della collina a guardare
la tua assenza si posa qui
negli anfratti e dietro le siepi
le civette borbottano minacce
alle lucertole nelle crepe
la tua presenza (¼¼) è calda
nella terra e nella pelle
(16/7/82)
°
che vuoi che ti dica.
oggi è giorno di calura
le lucertole saltano sulla strada
l’aria non regge
(¼¼)
sui campi gialli volano miraggi
il cielo è azzurro come un ricordo
ho solo poche cose da dire
/il mare fermo/ una vela che va
biancheggiando sul corpo dell’acqua
/ m’è sfuggita una parola e l’ho inseguita
/ e la rincorsa è finita lì
alla siepe della spiaggia
ho solo poche cose da dire
/la bocca del fiume protesa al largo
/ti voglio bene/
la nave risalpa per kalinin
grado a grado il mare entra
nel fiume della siccità
e rimangia spazi lasciati liberi
che vuoi che ti dica!
Ti penso lungo il percorso rituale
di ogni giorno nell’insidia degli anfratti
/la terra secca ha crepe d’ombra
e la cima dell’albero maestro
segna sulla riga del cielo i secondi
io
non penso più a nulla
(22-24 luglio ’82)
°
(adolescente)
qui seduto dove il mare
inizia o finisce
il mio corpo nudo aspetta
la nave
riemergere dall’arsura
bianco il cielo al sole
ho gli occhi bagnati di sale
il mitile rosso s’allunga attecchito
se la vulva s’apre nella spuma¼
il sole cade in un bicchiere
le mani frugano dentro la sabbia
(4/8/82)
°°°°
(¼¼)
c’è la luna piena
la foresta degli ombrelloni
e il mormorio delle onde
la sabbia umida s’attorciglia ai piedi
le mani toccano la brezza
al buio sento gli umori della carne
il pipistrello della notte
percorre i sentieri del cielo
e la mia bramosia si confonde
alle chele del granchio
o alle spire della medusa
sono qui con la tua realtà
negli occhi
la luna il mare
venere
la barca all’ormeggio
il deserto che mi separa
(8/8/82)
°
oggi il cielo è alto
(¼¼)
e il mare illumina azzurro
la linea dell’infinito
e forse alla stessa ora
i nostri corpi in fluido mare
restano a galla i pensieri
di un volo di gabbiani
e l’ombra della nave
sulle pietre del porto
ti amo non ti amo ti amo non
penso al suono della sirena
e il porto è già più lontano
ho sete e bevo nel sole
c’è luce chiara
come l’isola del faro
è calda la carne
e la casa dei miei pensieri
che abiti senza sosta
strappa gocce alle onde
il vento in alto mare e la riva
è una riga grigia metallo
quando farò scalo e ti stringerò
fra le mani
non avrò più nulla da dire
(10/8/82)
°
in barca la brezza mi accarezza
la pelle¼
ho avuto un brivido
come se la tua mano
fosse lì riposata sul collo
ho goduto il sogno di una cosa
ed ero già lontano dalla riva
(10/8/82)
°
chiappole e caccole
e sabbia bagnata
sotto i piedi arsi
carraie di mota
stelle filanti
saltano alghe silvie
il mare è in amore
e sono geloso
(15/8/82)
°
ho visto il tuo nome
(¼¼)
a intarsi fondi
sulla corteccia del platano
in cima al viale
io sono qui – solo – con la neve.
sulla corteccia
dai gelsi
sento
odore
di carne
(inverno ’82)
°
occhi alle porte del mare
mani tastiera del vento
carne esile alla piuma dei gabbiani
labbra muovono lente
all’apertura di parole
e dici come ti piace
°
(cieco colore)
Se il vento non ha dove appigliarsi
e le mani toccano foglie gialle e rosse
io me ne vado nel mese di novembre
con la malavoglia del colore
e colgo il blu notte degli occhi
ma se vuoi guardare il mare
oltre l’autunno c’è l’azzurro del cielo
ma non posso dirtelo a premessa
Vedi? c’è sempre un battito di cuore
tra un’onda e l’altra
o un colpo di vento in più
fra l’accavallarsi di colline
e il riverbero là in fondo alla pineta
o lì, oltre i vetri appannati della stanza
(prove 1982-83)
COME I PROFUMI DELLA NOTTE
Ti voglio bene
e ti cerco per le strade
nella memoria
a occhi allegri
e la bocca sorridente
raccogliere in una mano
i tuoi desideri
le pietre colorate del fiume
i pensieri dimessi e timidi
vorremmo avere nelle tasche del cuore
io e la notte
(1982)
(frammento)
Vorrei che l’anima si aprisse vasta
e nella calura delle sere s’aspettasse il giorno
sotto il segnale di tempeste vorrei resistesse desta
e uscire dallo sbando del tempo.
Tutto ti pensa, tu dici, a bassa voce,
ma non basta. Osare bisogna¼
¼¼
se non ti trovo viva nel sasso o tra la schiuma
ma la vita è un’inezia che sta fissa al nostro cervello
e scorre lento
¼¼.¼.
(1982)
II PARTE
(settembre-ottobre-novembre1998)
Il tempo se ne va agitato al ritorno dell’ombra dei pensieri
ma ora io riprendo il viaggio fra Marecchia e Foglia
nella bruma delle piogge e dell’autunno
rivedo con tutta la gioia gli occhi del cielo
brillare nei prati delle colline e dei boschi
il fiore del radicchio selvatico celeste e verde
il balenare delle parole e del sorriso
sulla tua bocca bianca di neve e rosa la lingua
che parla suoni, immagini e colori del tempo
il tempo che non cancella le parole
che lascia il segno come una cicatrice sulla pelle
e ritrovarla è avere ancora la voce piena d’amore
la voglia di prendersi a braccetto ridendo negli occhi
io ti sento e ti vedo occhi neri occhi luminosi
vedo brillarti gli occhi punti chiari nei miei
fra il correre del sole sulla piazza del centro
sotto l’Arco d’Augusto in una luce piena d’ottobre
un bacio caldo al caffè fra le dita ariose delle mani
e uno sulla guancia per tessere uniti gli sguardi
gli sguardi ritrovati nell’aria chiara dei ponti
fra le pietre antiche di terra rossa dei muri
sotto i piedi che van leggeri a passi di danza
io vivo senza di te inselvatichito isolato
ho vissuto la passione di cercarti viva qui davanti
occhi del sole uscendo dal mio guscio negli anni
negli anni furiosamente a vivere
senza che nessuno sappia indugiare
scoprendomi dentro il cuore ora soltanto
a svelare la poesia dei sentimenti e dei sogni
ho trascorso questi anni pensandoti
pensavo gli avvenimenti che avvenivano
dietro i nostri pensieri senza saperlo
che la vita germinava andando
andavo pensando gli avvenimenti di ogni giorno
lungo le gioie dei minuti e la tristezza del tempo
senza vederti senza parlarti è cosa ingrata
non andare in mezzo ai boschi
come andare indifferente lungo la via
la vita che va senza dove
dove il desiderio non è mai fiore
non è mai carne di rivoli e di fianchi
i pendii del paesaggio senza radici
e noi che camminiamo fra mille illusioni
sempre belle per tutti i sogni che hanno donato
ma poi, poi il procedere è sempre è sempre un inganno
inganno amare i fiori, i tramonti, i paesaggi
senza essere fiore tramonto paesaggio carne e ossa
dei miraggi e delle favole delle nostre ansie
2
mi ritrovo ora lungo le coste
a guardare fisso i tuoi occhi
ti vedo immersa in una tavolozza di farfalle
e le carni delle figure sfumate
in estrema delicatezza dentro drappi avvolti
nella luce variopinta degli arcobaleni
come sempre tu hai la naturale beltà
d’infondere l’occhio sorridente
e la bocca piena di gioia
a chi sta nelle ore del tempo a rimirarti
davanti alle righe bianche
dei cantieri del tempo
non so mai cosa dire
ma basta girar pagina
e i pensieri volano fra le tue mani
3
Quando si fa fitta la sera
spalanco le finestre e guardando
le luci della città
penso come brillano i tuoi occhi
Lo so, è diversa la realtà
dai giorni dell’incanto
ma mi piace
frugarti dentro i miei pensieri
mi piace guardarti quando cammini
con i tuoi piedi che volano come
arie di violino
4
ho trascorso tutto il giorno oggi a pensarti
mentre cercavo mirtilli fra gli anfratti del bosco
e mi sono pesate le nuvole piene d’acqua
qui sulla testa e sulle spalle mentre
con le mani tentavo di accarezzare le foglie
alte sui rami dei tronchi nodosi e docili.
5
Dico perché mi piace parlarti
parlarti del mio tempo e dei miei giorni
dei miei amori delle mie tristezze e dell’amaro sale
perché oggi pensavo che la vita
poteva essere diversa
da come noi la raccontiamo
che i miei figli non mi rassomigliano
nella gioia che mi portano
che tu sei l’alibi dei miei ricordi
delle passioni mancate felice d’essere
di vederti sorridere alla luce
nella penombra dei giorni grigi
o al grigio della sera
sotto i fari di una galleria d’arte
ascoltando per capire
come si fanno i contorni
o come si modellano i corpi
nell’ora in cui i poeti mentono
6
ho lottato molto
in questi anni duri
ma le cose migliori della vita
devono ancora accadere
l’inutile tempo non ha pazienza
ma
ascolto con gioia
la tua voce serena
intanto
(30/12/98)
7
volevo ascoltare la tua voce
anche questa sera
scrosciare come acqua chiara
sulla roccia
e allora ho segnato
le sillabe dei suoni
sulle note numerate della tastiera
/31/12/98)
8
il verde cambia
di stagione in stagione
d’ora in ora il giallo
e il rosso nei riflessi
dell’acqua il sole
nascosto dietro le foglie
immagino i nostri occhi
luccicanti nei bagliori
di una sfida di raggi
chiari e penetranti
9
ascolto sempre volentieri la tua voce
i suoni del vento
e i suoni del mare
quando m’allontanavo sul treno
li pensavo sparpagliati fra i tuoi capelli
ci incontreremo ancora
a passeggiate piene di poesia
sulla tua bocca così sonora
e tenera
ti ho sempre pensata
nei miei ricordi più belli
di tutti questi anni
senza che il tempo
invecchiasse
10
natale
il cielo pieno di stelle
chiare
come i tuoi occhi
come il candore
dei tuoi denti
qui
dalla mia finestra
11
mi manca la tua voce
al telefono
è viva
quando arriva
come la tua bocca
quando mi guarda
muovendosi parlando
12
sei come la pioggia
che scuote la terra secca,
il torrente che mi ribolle dentro
e mi porta via
verso il viottolo
13
sera di dicembre cielo terso di stelle
dalla finestra aperta brillano
una a una mute
sto pensando ai tuoi occhi
alle tue labbra
ai capelli e al tuo vestito celeste
dove sei
dove vai
cosa stai facendo
squilla il telefono
la tua voce
serena di sera
tengo qui vicina
all’orecchio
senza speranza
ascolto
14
giornata grigia
di nebulose e di brume
come dentro i boschi
unico raggio
la tua bocca aperta
sotto gli occhi sempre verdi
disperdono nuvolaglia
15
guardarti mentre cammini
arrivando dalla strada
larga di luce
16
vedo oggi la vita tutta briosa e illuminata
agile come un passo di danza
la pelle sottile è chiara
come lo stemma della luna
sul cielo sereno di Pesaro
di notte e di sera
vedo brillarti gli occhi
punti nei miei
fra il correre del sole
sulla piazza del centro
e le dita ariose delle mani
intrecciarsi fra le ariette
delicate e dolci delle parole
sgorgare dentro le fossette
delle labbra sotto il naso ondulato
e lieve come le mandorle
sempreverdi dei campi
Nella tua voce di violini e di arpe
sento il gorgoglio dei ruscelli
e del vento fra fronde e rami
nei boschi
nel bosco desolato mi vedo nel sole
dei miei occhi e non so dove sei
non so dove cercarti ora
ora che ho ritrovato
il sentiero in cima al monte
e me ne vado solo a cercarti
Poi un sobbalzo e la vita riprende
lieta lietata dalle chiassose risate
delle fragorose donne di Pesaro
sul treno che parte adagio adagio¼
Hanno resuscitato i sentimenti
che portavo dentro il mio silenzio
e guardo gli occhi verdi che mi fissano
della più bella so tutto lo splendore
e la chiamo per nome
ogni volta prendendola per mano.
Ora il treno corre veloce
fra gli aridi terreni pugliesi
e ancora non si vede lo splendore dello Jonio
e non so se il vivere sia stato un bene
o sia ancora una merce a rendere
per le glorie sognate
non so se il porto serva per arrivare
o per partire
in mezzo al miraggio azzurro dell’adriatico
mi piacciono le tue parole vive
come ogni angolo di mediterraneo
dipinto sulla cartina geografica
anche se il governo continua
a non dire mai ciò che vuole
io resto a parlare per ascoltare l’eco dei suoni
oggi il giorno è finito tutto
in un batter d’occhi